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giovedì 4 ottobre 2007

Non si puo' solo criticare,bisogna anche proporre: LISTE CIVICHE

Quello che e' accaduto l'8 settembre, checche' ne dicano i media, ha dimostrato una mobilitazione generale, popolare, dal basso. (Una volta si parlava della "base", vi ricordate?). Il popolo del V-Day, populismi e demagogie a parte, in piazza c'era davvero. E questo e' un fatto. Un fatto incontrovertibile: gli Italiani vogliono essere rappresentati da gente pulita, che non sia in odor di mafia. A voler azzardare un'analisi, credo che probabilmente agli Italiani sia tornata la voglia di credere nella Politica, nell'arte del compromesso e nella dialettica del confronto. Condivido in pieno la battaglia civica promossa da Beppe Grillo, almeno nel merito. Quanto al metodo, giusto oggi ho letto il testo postato da Grillo sul suo blog. Il tono era a meta' tra il patriarcale e il profetico: il discorso del Vate ai discepoli. Mi spiego meglio: oggetto, la questione delle liste civiche. Finalmente, come prevedibile (e anche come naturale conseguenza dell'attivita' civico-politica fin qui svolta da Grillo), si e' arrivati al dunque, al "che fare?". Perche' non si puo' solo criticare, bisogna anche proporre sul piano pratico il raggiungimento degli obiettivi e, quindi, scendere in campo (in campo politico, ovviamente). Ma a questo punto, quasi illogicamente dopo la risposta avuta dalla piazza, Grillo dice di non voler scendere in campo personalmente. Tuttavia, premette che i singoli meet up, i quali hanno gia' una struttura organizzata potrebbero (o dovrebbero?) costituire una lista civica per le elezioni amministrative,
"perche' e' dai comuni che bisogna cominciare".


Ma io, dice Grillo, io restero' da parte e non partecipero' per po' di tempo a nessuna manifestazione, non sosterro' nessuna in lista locale. Tuttavia -si riprende in curva- daro' la "certificazione" di trasparenza alle varie liste collegate al blog.
Eh? Adesso si mette a dare i certificati di non mafiosita'? Ma per i carichi pendenti non bisognava rivolgersi una volta ai tribunali? E poi cos'e' una lista civica, un lambrusco, di cui va certificata la genuinita'? Un pecorino di origine controllata? Questo davvero non mi piace. Questi sono gli scivoloni di cui molti approfitteranno per appiccicare addosso al movimento l'etichetta del "qualunquismo". Da qui al fallimento ideologico, il passo e' breve. Credo che bisogna aggiustare il tiro. Io alla manifestazione a Londra del V Day c'ero. E condivido la battaglia. Gli argomenti ci sono. La proposta di legge c'e'. E' condivisa dalla "base". Ci sono pure i numeri. E allora perche' non usare in maniera limpida gli strumenti della democrazia, vincere le elezioni e cambiare davvero le cose? Perche' perdersi in chiacchiere, in permessi e "ceritificati"?
Al diavolo del demagogie (alle quali gli Italiani raramente sanno resistere!) e alle "benedizioni dall'alto", del tipo "Andate e certificatevi".
Cos'e' questa reticenza alla pratica? Le manifestazioni servono a protestare, a chiedere. Ma per cambiare le cose bisogna lavorare, organizzarsi e vincere le elezioni. Ce lo siamo scordato che siamo in democrazia? Che si chiami "partito", "movimento" o "lista civica" poco importa: bisogna alfabetizzare la massa agli strumenti della democrazia. Gramsci si farebbe una risata a sentirsi citato...
Alessia Correra dal MeetUP di LONDRA London

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